Georges Lepape racconta un sogno durato l’inizio di un secolo e rimasto per sempre sulle sue amate carte japon. A lui dobbiamo la modernità visiva: l’equilibrio raggiunto tra essenzialità e dettaglio. A lui dobbiamo il desiderio di immaginare arte e vita insieme.
Georges Lepape nasce a Parigi nel 1887 in una famiglia che lo educa alla bellezza del progresso e dell’arte. Nel 1902 entra nell’atelier di Ferdinand Humbert, dove conosce Georges Braque, Francis Picabia e Marie Laurencin. Ma sono gli amici dell’Accademia, che frequenta dal 1905, a rimanergli accanto tutta la vita: André Marty, Jacques Mathey, Pierre Brissaud, Bernard Boutet de Monvel.
Una volta terminati gli studi inizia a lavorare nel campo dell’editoria, illustrando il libro “Puycerrampion” di André e Jean Viollis edito da Fayard.
"Les Choses de Paul Poiret vues par Georges Lepape".
Un album da sogno
È ancora agli esordi, da poco sposato con Gabrielle, quando arriva l’inaspettata commissione. Nel 1910 il couturier Paul Poiret (1879-1944) lo chiama per realizzare il suo secondo album pubblicitario. Il maestro è abituato a riservare alle sue creazioni pubblicazioni di lusso. Il primo album è del 1908 ed è firmato da Paul Iribe, ormai illustratore riconosciuto.
Georges Lepape è giovane, capace di osare e consapevole di vivere in un’epoca da sogno. Lavora incessantemente, soprattutto di notte. Le illustrazioni devono essere la perfetta trasposizione dell’immagine desiderata. Si concentra sullo spazio, scarica i pesi delle cose, traccia forme sinuose, dà forma a creature lievi, steli di fiori più che corpi. Ottiene la leggerezza con la fatica. Si lascia ispirare dalle miniature persiane, dall’arte giapponese e dai balletti russi, dalle sete e dalle perle, dai profumi orientali. Cattura i colori di Poiret: “rosa begonia, ciliegia, giunchiglia, blu di Delft e notte d’Oriente”. Fa scintillare la tempera sulla carta japon che non ammette sbagli. A volte, seppur raramente, utilizza anche l’acquerello.
Paul Poiret lo lascia libero di creare, non gli chiede una descrizione dei suoi abiti perché conosce il potere evocativo dell’illustrazione; gli dona soltanto dei tessuti e dei ricami, insieme a un cordoncino nero, il tutto chiuso dentro una scatola di legno decorata da disegni di Bernard Boutet de Monvel.
Il 15 febbraio del 1911 esce il capolavoro dell’Art Déco: "Les Choses de Paul Poiret vues par Georges Lepape". Sulla copertina in basso a sinistra solo il titolo e a destra in verticale il cordoncino nero, chiaro omaggio al principe di Parigi. Il colophon è un elegantissimo esempio di grafica: le iniziali di Paul Poiret sono accompagnate da un paralume, quelle di Georges Lepape da un ombrellino chiuso. Sopra si leggono le informazioni sulla tiratura: mille esemplari, di cui trecento numerati e firmati da Poiret e i restanti settecento messi in vendita a cinquanta franchi.
All’interno delle pagine le seducenti creature di Lepape si mostrano nella loro apparente naturalezza: c’è chi è catturato dal profumo di una rosa, chi tiene in mano un filo di lana o un pappagallo, chi si riposa sdraiata su innumerevoli cuscini davanti a una finestra perfettamente quadrettata. Ci sono poi le fanciulle in giardino riprese di spalle mentre ammirano i fuochi d’artificio e quelle pronte per il teatro. È la moderna vita mondana a essere narrata dall’artista. Ci colpisce tra tutte il ritratto in primo piano della giovane donna con turbante: i suoi occhi incorniciati da due semicerchi blu si completano nella bocca socchiusa color ciliegia. Al centro del copricapo un topazio ferma la piuma perfettamente simmetrica. È la rappresentazione della bellezza: equilibrio, ricercatezza, mistero.
Georges Lepape diventa l’icona di una generazione e di un modo di intendere la vita.
Le riviste di moda
Grazie alla commissione di Paul Poiret,
Georges Lepape diventa un nome noto nel mondo dell'illustrazione, tanto che l’editore Pierre Corrard gli commissiona il primo numero di “Modes et Manières d’aujourd’hui” (1912-1922), rivista d’alta moda che ha la particolarità di uscire una volta all’anno illustrata da un solo artista in una tiratura di trecento copie su carta japon con dodici tavole più un fascicolo di testo. Lepape firma il primo (1912) e il quarto (Années de guerre 1914-1919) dei sette numeri.
Intanto anche la "Gazzette du Bon Ton" (1912-1925) di Lucien Vogel richiede la sua collaborazione. La rivista è composta da trenta pagine di testo con illustrazioni e una decina di tavole au pochoir fuori testo dedicate sia ai modelli dei sarti sia alle creazioni degli illustratori. Scrive a questo proposito Giuliano Ercoli in “Art Déco. Il pochoir” (2003, Milano): “Riceveva così nuovo impulso la pratica, introdotta da Lepape ne Les Chose de Paul Poiret e da lui stesso confermata in Modes et Manières d’Aujourd’hui, di vitalizzare i figurini di moda inserendoli in situazioni drammatiche o narrative”.
Anche i magazine di più ampia diffusione si rivolgono a Lepape: nascono così le copertine per Vogue, Fémina e Harper’s Bazaar. Le commissioni internazionali lo impegnano già durante gli anni della prima guerra. Quando arrivano gli anni Venti, deve lavorare senza sosta.
Il nuovo mondo
L’editoria sta cambiando: Vogue è il magazine della contemporaneità e si muove tra New York, Londra e Parigi. Condé Nast, il giovane editore, vuole copertine innovative e riconoscibili. Georges Lepape diventa collaboratore abituale di tutte le edizioni di Vogue e realizza centoquattordici illustrazioni in oltre vent’anni di attività. La prima copertina esce nell’ottobre del 1916 per l’edizione inglese, l’ultima è del 1939. Nel mezzo c’è il primo viaggio a New York su invito di Condé Nast, il lavoro per il teatro, le commissioni di Hermès, l’illustrazione di libri e la realizzazione di pubblicità. C’è anche l’insegnamento, dal 1924 al 1938, nella sede parigina della New York School of Fine and Applied Art.
Il mondo della moda non vive più il sogno delle Mille e una notte. Le ragazze hanno vissuto l’età del jazz e del Grande Gatsby, hanno tagliato i capelli e scelto abiti comodi. Le forme si sono fatte plastiche, imponendosi sullo spazio. La linea ha abbandonato la sinuosità per inseguire l’insegnamento cubista. I colori alla Poiret hanno lasciato il posto ai bruni e ai lattiginosi impreziositi da punti luce d’oro e d’argento. Georges Lepape continua a firmare le pagine delle più importanti riviste di moda e a esporre le sue opere in mostre francesi e americane. Quando si spegne, il 15 febbraio 1971, sa di avere contribuito a rendere memorabile l'inizio di un secolo e di avere cambiato per sempre l'arte dell'illustrazione.
Bibliografia di riferimento
Claude Lepape, Thierry Defert, Georges Lepape ou l'élégance illustrée, Herscher, 1983
Giuliano Ercoli, Art Déco. Il pochoir, Giunti, 2003
Santo Alligo, Pittori di carta, volume 3, Little Nemo Editore, 2007
Silvia Paccassoni per Dorature. Storie di illustrazione - 2019
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