Kate Greenaway (1846 – 1901) è una donna londinese che in piena età vittoriana vive del proprio lavoro di illustratrice, consapevole del mercato editoriale, in grado di separare impegno professionale e sperimentazione artistica.
Lo testimoniano la ricchezza delle commissioni, le ristampe e le traduzioni, il collezionismo attorno alle sue opere e le numerose imitazioni. Eppure, quando si legge di lei, sembra contare di più la relazione con lo scrittore e critico d’arte John Ruskin (1819-1900).
La loro lunga corrispondenza, circa millecinquecento lettere, interviene nel racconto del percorso di Greenaway come un sottotitolo alla sua carriera artistica.
Il ruolo di Ruskin rappresenta sicuramente un nucleo narrativo importante nella storia dell’illustratrice, ma non ne determina l’unicità dell’esperienza, dovuta all’indiscusso talento e alla determinazione.
Kate Greenaway inizia a lavorare ancora giovane, sotto la guida del padre illustratore e incisore, cresce come designer di biglietti d’auguri e calendari nella fabbrica di Marcus Ward, intanto illustra opere in bianco e nero per bambini. Nel 1868 espone per la prima volta sei disegni alla Galleria Dudley di Londra.
Nei dieci anni che seguono, prima della pubblicazione di “Under the Window”, lavora incessantemente per Ward. Nel 1877 accetta di illustrare uno dei racconti di Lady Colin Campbell “Topo: a Tale about English Children in Italy”, nonostante non abbia mai visitato l’Italia. Questa commissione la pone in una situazione difficile, sia per il numero di illustrazioni richieste, sia per i soggetti da disegnare, luoghi sconosciuti e animali che non sembrano riuscire particolarmente bene a Kate, tanto da permettere a un disegnatore di Ward di completare alcune parti.
Si tratta di un piccolo aneddoto, non influente dal punto di vista artistico nella sua carriera, ma la relazione con l’editore inizia a essere messa in discussione proprio in questo momento.
Ward si arricchisce ristampando i libri illustrati da Kate Greenaway senza autorizzazione. Per questo l’illustratrice pretende che gli originali le siano restituiti, in modo da potere controllare le ristampe successive. Ma Ward si rifiuta e Greenaway lo abbandona. Finalmente è libera di dedicarsi al suo progetto editoriale, quello di illustrare e scrivere un libro da sola.
Il successo: “Under the Window”
È grazie all’incontro con Edmund Evans, lo stampatore londinese dalle tecniche innovative e dal gusto artistico raffinatissimo, che Kate Greenaway inizia il percorso di illustratrice per l’infanzia.
“Under the Window” (Routledge and Sons) è il libro tanto desiderato e che la renderà nota a livello internazionale. Esce nel 1879 con una prima stampa di 20.000 copie, subito esaurite, poi con una ristampa di 70.000 copie e traduzioni in lingua tedesca e francese.
È un vero successo di pubblico, di critica e già di collezionismo. Nonostante la copertina seria e poco chiassosa rispetto alle pubblicazioni dell’epoca, “Under the Window” cattura l’attenzione di tutti, piccoli e adulti. Per la prima volta Greenaway dà vita al suo mondo ideale, dove l’infanzia è rispettata, i giardini e le case sono a misura di bambino, si gioca all’aria aperta, immersi in una natura accogliente. I vestiti e gli accessori disegnati addosso ai suoi protagonisti diventano moda, poi stile, per intere generazioni. Kate Greenaway costruisce dentro il suo studio la pagina ideale, risultato di un equilibrio perfetto tra purezza e realtà. È la grazia e l’eleganza delle figure a interessarla, anche a discapito del vero, e per fare questo utilizza colori delicati e linee morbide e precise. Fa suo anche il decorativismo ereditato dai Preraffaelliti, e comunque presente nella cultura visiva inglese. Le riviste dell’epoca lodano l’estetica delle sue illustrazioni, mentre l’allora noto illustratore di libri e membro della Royal Academy, Henry Stacy Marks, critica la mancanza di naturalismo e lo sprezzo per le regole della composizione.
Ma lGreenaway non si ferma, ne accoglie il punto di vista e da quel momento in poi invia all’accademico ogni sua pubblicazione. Ed è proprio Stacy Mark a presentare il suo libro nei circoli letterari e artistici di Londra, facendolo conoscere addirittura all’amico John Ruskin. Da qui prende il via la lunga corrispondenza tra l’illustratrice e il critico d’arte, documento di una relazione non sempre costruttiva, a volte confusa e a tratti ambigua, tra maestro e allieva.
Poiché Ruskin si sente maestro, mentre Kate Greenaway, nonostante l’ammirazione per lo studioso inglese, non si riconosce probabilmente nel ruolo di allieva. Del resto è arrivata al successo grazie all’impegno e all’illustrazione, a cui non vuole rinunciare per dedicarsi alla pittura, come suggerito da Ruskin più volte. Purtroppo il sostegno del critico inglese si trasforma in aspra critica e in attacchi, fino a minare la stabilità emotiva dell’amica illustratrice.
Il linguaggio segreto dei fiori
È in occasione dell’attesa uscita di “Language of Flowers” (Routledge and Sons), che Ruskin esprime tutta la sua contrarietà, considerando la produzione dell'illustratrice una perdita di tempo e mettendo addirittura in dubbio il piccolo capolavoro del 1879, “Under the Window”. Ciò che le rimprovera è la mancanza del lavoro sul vero. Al di là delle critiche di Ruskin, “Language of Flowers” è un’opera preziosa dell’editoria inglese, oggi ristampata in Italia da Elliot Edizioni. Quando esce, nel 1884, il pubblico la accoglie con entusiasmo, delle 20.000 copie stampate per la prima edizione, la metà è destinata al mercato americano, dove Kate Greenaway è molto ricercata.
I lettori inglesi e americani hanno conoscenza del genere editoriale, iniziato a diffondersi dalla Francia all’Inghilterra e all’America già nel XVIII secolo. “Language of Flowers” è considerato il punto di arrivo dei libri sul linguaggio segreto dei fiori per la delicatezza e la grazia delle illustrazioni. Molte delle tavole originali sono conservate oggi all’Hunt Institute for Botanical Documentation di Pittsburgh.
Una medaglia per Kate
Gli anni che seguono il successo di “Under the Window” sono molto produttivi per Kate Greenaway: esce la serie degli almanacchi (1883-1897), nel 1881 pubblica “Mother Goose”, nel 1884 “English Spelling Book” e nel 1885 “Marigold Garden”, di cui realizza immagini e rime, nel 1886 illustra “A Apple Pie” e qualche anno dopo “The Pied Piper of Hamelin”, continua a collaborare con numerose riviste. Nei trent’anni di attività, Kate Greenaway realizza illustrazioni per oltre 150 libri e 90 riviste, espone illustrazioni e acquerelli nelle maggiori istituzioni londinesi come la Dudley Gallery, la Fine Art Society, la Royal Academy of Art e il Royal Institute of Painters in Watercolours. La sua arte diventa stile e presto nascono imitatori che ne offuscano il nome, soprattutto alla fine della carriera. Per questo, poco dopo la morte avvenuta il 6 novembre del 1901, il fratello John e gli amici cercano di riaccendere la memoria sull’originalità della sua arte. Nella famosa casa-studio londinese, costruita dall’architetto Richard Norman Shaw (1831-1912), rimangono disegni, acquerelli, illustrazioni e lettere che diventano materiale per la retrospettiva del 1902. Intanto gli amici, tra questi l’illustratore Walter Crane e il mercante britannico Arthur Liberty, si impegnano, purtroppo senza successo, in una campagna di raccolta fondi in sua memoria. Bisogna aspettare il 1955, quando l’associazione inglese dei librai, il Chartered Institute of Library and Information Professionals (CILIP), decide di istituire il premio annuale “Kate Greenaway Medal” conferito ai migliori illustratori inglesi per l’infanzia, diventato nel tempo uno dei più prestigiosi riconoscimenti artistici nel mondo editoriale.
Questo testo è stato pubblicato per la prima volta nel giugno del 2018 sulla rivista d’arte online Aracne all’interno della rubrica Meraviglie. Storie di illustrazione di Silvia Paccassoni
Testo di Silvia Paccassoni per Dorature. Storie di illustrazione
© riproduzione riservata
Possono interessarti anche i seguenti articoli:
Comments