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Jessie Willcox Smith, una storia di arte e di amicizia

L’arte è una scelta per Jessie Willcox Smith, una scelta concreta, progettata e costruita nell'America di fine Ottocento.

Jessie Willcox Smith è l’illustratrice americana (Filadelfia, 1863 – 1935) che rompe gli argini nel mondo dell’editoria riservata agli uomini, illustrando più di 60 libri e producendo oltre 450 illustrazioni per periodici, calendari e stampe, in un arco di tempo compreso tra il 1888 e il 1932.

Non ci sono presagi artistici durante l’infanzia, come lei racconta. A ventuno anni si iscrive alla School of Design for Women e diventa una delle più importanti illustratrici americane, protagonista anche della celebre esperienza delle “Red Rose Girls”.

A Child's Garden of Verses, 1905
The Book of the Child, 1903

L’educazione artistica

Jessie Willcox Smith sente la necessità di una solida formazione artistica, ma nel 1884 è ancora difficile per le donne accedere alle scuole di qualità riservate invece agli uomini.

La School of Design for Women non risponde alle aspettative dell’appassionata ragazza americana che decide di lasciarla dopo appena un anno. Si iscrive quindi all’Accademia d’Arte di Filadelfia (Pennsylvania Academy of Fine Arts) fondata nel 1805 e resa famosa dal prestigio dei suoi insegnanti. Qui frequenta le lezioni di Thomas Eakins (Filadelfia, 1844 - 1916), l’affermato pittore americano, tra i primi a dipingere soggetti contemporanei. Il suo modo poco convenzionale di approcciare gli studenti non spaventa Jessie Willcox Smith che ne comprende la forza.

Il valore della contemporaneità e della rappresentazione realistica, l’accuratezza scientifica e la conoscenza anatomica, l’uso della fotografia, sono elementi fondanti dell’insegnamento di Eakins che la giovane fa suoi per sempre. Nel 1888 consegue il diploma accademico dopo tre anni di formazione (1885-1888) e inizia la sua carriera come illustratrice per i giornali di Filadelfia.


The Way to Wonderland, 1927

Nel 1894 si iscrive alla Scuola di Illustrazione del Drexel Institute, dove ha la possibilità di frequentare le lezioni di Howard Pyle (Wilmington, Delaware 1853 – Firenze 1911). Pyle, considerato da Jessie Willcox Smith il vero maestro, è un insegnante rigoroso ed esigente, generoso e orgoglioso dei suoi studenti. È proprio nella classe di Howard Pyle che Jessie Willcox Smith, Violet Oakley (1874 – 1961) ed Elizabeth Shippen Green (1871 – 1954) si conoscono, è qui dunque che si compie l’incanto dell’incontro.


The Red Rose Girls

Nel 2000 esce per la casa editrice Harry N. Abrams di New York “The Red Rose Girls. An uncommon Story of Art and Love”. Alice Carter, l’autrice, intreccia l’esperienza delle tre artiste all’interno del sodalizio creato sotto la guida di Howard Pyle ai tempi del Drexel Institute e proseguito nella convivenza prima nel Red Rose Inn, poi nella dimora di Cogslea, residenze situate tutte nella campagna attorno a Filadelfia.

Accomunate da uno stile di vita romantico, fatto di bellezza e cura, ispirato alle opere d’arte e ai giardini, le tre amiche visitano per la prima volta il Red Rose Inn nell’autunno del 1900 e nella primavera dell’anno successivo lasciano Chestnut Street, dove già convivono, per trasferirsi nella nuova casa, circondata da rose e situata nella campagna di Villanova.

Da qui il nome dato da Howard Pyle alle tre artiste, le Red Rose Girls.

Compagna di viaggio silenziosa ma fondamentale per la loro unione è Henrietta Cozens. Henrietta si prende cura della casa, del giardino e più in generale delle loro vite.

È la stessa Jessie Willcox Smith a definire la loro relazione “sympathetic companionship” e “romantic friendship”, anche quando questa viene messa in discussione sui giornali come inappropriata. Nel 1905 devono lasciare il Red Rose Inn, sfrattate dal nuovo proprietario poco interessato all’arte. Grazie al supporto dei coniugi Woodward, amici mecenati residenti a Chesnut Hill, si trasferiscono nella loro proprietà di campagna restaurata appositamente per ospitarle.

Curly Locks, Good Housekeeping Magazine, 1914

La rimessa della fattoria viene trasformata in uno studio pieno di luce e il giardino riempito di fiori. Alla nuova abitazione è dato il nome di Cogslea, l’insieme delle iniziali dei cognomi delle quattro ragazze, a ribadire la loro unione di vita e di arte (Cozens, Oakley, Green, Smith).


L’illustrazione come professione Jessie Willcox

Smith fa dell’illustrazione una professione di successo dalle regole ben precise, ereditate in parte dal maestro Howard Pyle e in parte apprese per attitudine. Concorda con l’editore il costo del lavoro e la restituzione degli originali, si fa riconoscere i diritti sulle vendite.

Invia le sue opere ai premi e partecipa alle mostre, ben consapevole del valore della comunicazione ai fini del riconoscimento ufficiale. Realizza calendari e illustrazioni per riviste che le concedono una visibilità ampia e favorevole al successo dei libri.

Vende le illustrazioni ai collezionisti, a discapito a volte dell’integrità della collezione personale. La sua capacità amministrativa è indubbia, visto la stabilità finanziaria raggiunta.


The Book of the Child, copertina, 1903

L’arte di Jessie Willcox Smith

I libri per bambini

Dicono che la sua Miss Muffet sia “la Monna Lisa” dei libri illustrati per bambini, di certo è una divertente e preziosa opera dell’illustrazione americana novecentesca. Appartiene alla raccolta di Mamma Oca, “The Jessie Willcox Smith Mother Goose”, pubblicata a New York nel 1914, testimonianza di una ineguagliabile capacità compositiva e narrativa.

In un'unica pagina Jessie Willcox Smith racconta il fatto accaduto a Miss Muffet, la ragazzina che sta scappando via con la scodella e il cucchiaio in mano, perché spaventata dal ragno.

Little Miss Muffet/ Sat on a tuffet,/ Eating her curds and whey;/ Along came a spider/ Who sat down beside her/ And frightened Miss Muffet away.

Jessie Willcox Smith costruisce la storia, conduce la narrazione e ferma il momento. Divisa in due, la scena presenta da una parte il ragno appena sceso dalla ragnatela,

dall’altra Miss Muffet mentre scappa verso la porta socchiusa. La sua figura è un insieme di linee curve e piene, è la rappresentazione della tenerezza infantile a cui l’illustratrice ci ha abituato. “The Mother Goose” è un lavoro delicato e raffinato della piena maturità, risultato di una produzione vastissima iniziata nel 1890 con la realizzazione della copertina del libro di Ida Waugh “Ideal Heads” e con il lavoro su “Evangeline” di Henry Wadsworth Longfellow, illustrato nel 1897 insieme all’amica Violet Oakley, entrambe studentesse allora nella classe di Howard Pyle. Con l’amica Elizabeth Shippen Green realizza per due anni consecutivi il calendario del Bryn Mawr College (1901-1902) e nel 1903 illustrano insieme “The Book of the Child” per l’editore newyorkese Frederick A. Stokes. È il libro del successo, dove emerge il tratto distintivo di Jessie Willcox Smith valorizzato dal grande formato (38,3x35,4 cm) e dalle illustrazioni a tutta pagina. Smith riserva l’intero spazio a una sola figura che si impadronisce della scena, avvicinando il lettore al suo punto di vista. La bambina sull’amaca è in primo piano. Ed è naturale soffermarsi a guardare i due volti, quello della bambina e quello della bambola, il cui vestito occupa gran parte della pagina. Sono prospettive nuove per ’illustrazione sottolineate da una grafica decisa che marca il contorno delle figure con una doppia linea nera.


A Child's Garden of Verses, 1905

Sempre nel 1903 illustra il libro di Betty Sage “Rhymes of Real Children” per l’editore di New York Fox Duffield and Company. Anche in questo caso il grande formato e l’illustrazione a tutta pagina sostengono la ricerca spaziale dell’illustratrice. Del 1905 è l’uscita per Charles Scribner’s Sons del libro di

Robert Louis Stevenson “A Child’s Garden of Verses” (oggi ripubblicato da Pook Press). Ogni pagina è un capolavoro per l’attenzione ai dettagli, l’originalità del taglio compositivo e la naturalezza dello spazio, dove si trovano immersi i piccoli protagonisti. Lo stile di Jessie Willcox Smith è destinato a mutare nel tempo.

In questo momento la linea di contorno esiste ancora, ma è meno marcata rispetto alle illustrazioni pubblicate due anni prima, e un poco alla volta scompare per lasciare posto alla delicatezza del colore. Dal 1906 al 1910 l’artista si dedica esclusivamente ai libri illustrati, producendone addirittura nove. “The Seven Age of Childhood” ha un successo immediato (1909). Anche in questo caso, Jessie Willcox Smith anticipa alcune illustrazioni sulle riviste dell’epoca, come “The Ladies’ Home Journal”. In

particolare per questa pubblicazione nascono prima le illustrazioni di Smith, poi i versi di Carolyn Wells. Nel 1910 esce “A Child’s Book of Old Verses” con la cui copertina vince il Beck Prize promosso dal Philadelphia Watercolor Club. Prosegue collaborando con numerosi periodici: Scribner’s, Women’s Home Companion, The Ladies’ Home Journal e Good Housekeeping con cui lavora dal dicembre del 1917 fino all’aprile del 1933, realizzando una copertina al mese per quindici anni (solo nel gennaio del 1920 non esce l’illustrazione a causa di uno sciopero).

The Water Babies, 1916

Dal 1916 al 1920 illustra dieci libri, tra cui il famoso “The Water Babies” scritto da Charles Kingsley e pubblicato a New York da Dodd, Mead and Company. “The Water Babies” è un fantasy uscito per la prima volta in Inghilterra nel 1863. Racconta la storia di Tom, un piccolo spazzacamino che, cadendo in un fiume, viene trasformato in una creatura magica, un bambino dell’acqua. Per la critica è una delle opere migliori dell’artista, per Jessie Willcox Smith è così importante da decidere di lasciare l’intero gruppo di opere alla Library of Congress di Washington. Anche il tipo di realizzazione è diverso dagli altri lavori: in questo caso Smith realizza le dodici opere utilizzando una tecnica mista che prevede sia l’acquerello sia l’olio su tela. Ciò che le interessa è rendere, infatti, con verità la trasparenza dell’acqua, quindi il mondo magico in cui Tom si trova a vivere.

Little Women, 1915

Tra le opere realizzate dall’illustratrice americana ci sono anche i libri di Louisa May Alcott: nel 1902 illustra “An oldfashioned Girl” pubblicato a Boston da Little, Brown and Company e per la stessa casa editrice due edizioni di “Little Women”, una del 1915 e una del 1922. Del 1922 è l’illustrazione di Heidi per David McKay Company. Si racconta che Jessie Willcox Smith, per disegnare la protagonista del libro di Johanna Spyri, avesse cercato come modella una bambina italiana. Le interessavano infatti i tratti mediterranei, non facili da trovare nella Filadelfia del tempo. Jessie Willcox Smith lavora dal vero, nello studio o nel giardino, con la collaborazione dei bambini dei vicini e degli amici, ai quali chiede la possibilità di poterli ritrarre. Ed è solita raccontare loro delle fiabe durante il disegno per attirarne l’attenzione, potendo in questo modo concentrarsi, seppur a tratti, sui lineamenti e sulle espressioni, mentre i bambini giocano liberamente nella stanza. Questa lunga esperienza la porta a dedicarsi nell’ultima parte della sua carriera, dal 1925 in poi, alla ritrattistica. La fotografia, appresa dal primo maestro Thomas Eakins, diventa uno strumento di lavoro fondamentale.


Uno studio tutto per sé

Jessie Willcox Smith sente l’esigenza di avere uno spazio di lavoro soltanto suo. Le cose sono cambiate. Il loro maestro Howard Pyle muore in Italia all’improvviso, nel 1911.

L’amica Elizabeth decide di sposarsi e di lasciare la casa comune. Violet è sempre più impegnata nelle grandi decorazioni e ha bisogno di spazio e di concentrazione. Jessie Willcox Smith decide di costruire una casa molto simile al Red Rose Inn vicina a Cogslea. Tra il 1913 e il 1914 la residenza viene terminata e Jessie Willcox Smith si trasferisce definitivamente nella nuova casa, chiamata Cogshill, insieme all’amica Henrietta Cozens, al fratello e a una zia.

E a Henrietta Cozens decide di lasciare la sua eredità. Nel 1933 per la prima volta lascia l’America per viaggiare in Europa. Durante il viaggio purtroppo si ammala e quando torna a Filadelfia le sue condizioni si aggravano. Il 3 marzo del 1935 Jessie Willcox Smith muore. Nel 1936 l’Accademia organizza una retrospettiva dedicata all’artista con più di 100 opere. Purtroppo alla morte di Henrietta Cozens l’eredità viene smembrata per sempre.


Little Miss Muffet, Mother Goose, 1914

Questo testo è stato pubblicato per la prima volta il 21 novembre 2018 sulla rivista d’arte online Aracne all’interno della rubrica Meraviglie. Storie di illustrazione di Silvia Paccassoni

Testo di Silvia Paccassoni. Storie di illustrazione

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