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Un gioco da ragazze di Alessandra Lazzarin

Tre piccole ragazze, “Io, Bianca e Carlotta”, si muovono sulle pagine del nuovo albo illustrato di Alessandra Lazzarin, tra capriole spettacolari e gare di velocità. È un oplà dall’inizio alla fine del racconto. Un susseguirsi di avventure e di stagioni vissute a casa della nonna: l’incanto autunnale, il vento del mare, il giardino foresta, le prove acrobatiche, le corse e le giornate sulla spiaggia.

Alessandra Lazzarin, Un gioco da ragazze, Orecchio Acerbo, Roma, 2020

“Un gioco da ragazze”, appena pubblicato dalla casa editrice Orecchio Acerbo, nasce en plein air, come spiega l’autrice, attraverso la pratica abituale del disegno dal vero. Il tempo prezioso, trascorso osservando le figlie, permette ad Alessandra Lazzarin di portare sulla scena due mondi, in un’alternanza di doppie pagine e di doppi sguardi. Nelle illustrazioni a sfondo bianco il punto di vista è quello del lettore che guarda le bambine divertirsi. Nelle illustrazione a tutta pagina, invece, il punto di vista è quello delle protagoniste che si rendono disponibili a mostrarci il loro gioco. Alle prese con un lenzuolo steso al vento, le bambine si ritrovano in mezzo al mare su una grande imbarcazione a vela. Nascoste dentro la siepe del giardino, scoprono una foresta. Mentre pedalano a grande velocità sulle loro biciclette a rotelle, trasformano il cortile in una pista da corsa. Quando finalmente arrivano al mare, una grande balena bianca si offre di trasportarle sul dorso, a volte possono essere viste anche rotolare sopra giganti palle di gomma.

Alessandra Lazzarin, Un gioco da ragazze, Orecchio Acerbo, Roma, 2020

A rendere possibile tante avventure è la nonna, figura silenziosa ed essenziale della narrazione. Grazie alla sua capacità di improvvisare spazi di immaginazione, le bambine sono libere di giocare e di crescere insieme.

Il racconto porta con sé un messaggio di restituzione: le piccole, sotto lo sguardo vigile della nonna, si mettono alla prova e si confrontano l’una con l’altra.

“I nonni, per chi ha la fortuna di averli, sono fondamentali per la vita dei bambini e fanno parte della loro quotidianità, hanno spesso case grandi e il giardino dove i bambini trascorrono molto tempo. La mia storia è nata lì”, spiega l’autrice.

Alessandra Lazzarin, Un gioco da ragazze, Orecchio Acerbo, Roma, 2020

Alessandra disegna per conoscere e per fare chiarezza nei pensieri. Grazie all’uso della matita e dell’acquerello riesce a tradurre sulla carta la purezza della narrazione, l’infinita leggerezza e sorpresa che continua a manifestarsi davanti a lei.

“Per me il disegno è un modo di conoscere il mondo e di formulare dei pensieri, senza la matita in mano non lo farei. L’acquerello ha in sé qualcosa di inaspettato che va fuori dal controllo del pittore per cui il risultato finale è sempre una sorpresa, molte volte migliore di quello che si cercava, altre volte esce un disastro e bisogna rifare. Ho sempre pensato che questo sia molto simile alla vita stessa di ognuno di noi”.

Le pagine a sfondo bianco hanno la rapidità del disegno dal vero, sono sequenze di azioni variate dal gesto delle bambine. La narrazione è condotta dai loro movimenti, mentre lo spazio è evocato dalle cose: le foglie, la tela a righe, le biciclette, i giochi della spiaggia. Quando l'illustrazione si fa a tutta pagina, piena e colorata, ci troviamo dentro la scena principale di una storia. Riconosciamo i gesti sicuri delle bambine, ma attorno a loro sono cresciuti all'improvviso boschi e foreste.

"Un gioco da ragazze" è un albo illustrato sul valore dell'immaginazione e sulla capacità di trasformare il gioco in una grande avventura.

Per conoscere davvero "Io, Bianca e Carlotta" occorre arrivare all’ultima pagina e chiudere il libro. L’unico indizio disponibile è una coda tigrata ciondolante.


Alessandra Lazzarin, Un gioco da ragazze, Orecchio Acerbo, Roma, 2020


Silvia Paccassoni per Dorature. Storie di illustrazione - 2020

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