Abbandonata dalle forze, colta nell’intimità di una stanza, la Cleopatra di Guido Cagnacci esercita tutta la sua potenza sul nostro sguardo. Impossibile non fermarsi, impossibile non restare impigliati lì, in un ascolto immobile.
L’immagine? È l’ultimo fotogramma di un’azione ormai finita, completamente annullata dalla scelta. Di quel tempo rimane soltanto l’aspide sopra il bracciolo, un frammento di storia e di mito.
Il presente è la realtà in primo piano fatta di carne, di luce, di morbidezza e di eterno. La pittura scende nelle profondità per riportare in superficie la vita, il pittore fa sì che si possa toccare con mano, il corpo, le vesti, i capelli, le borchie fredde della sedia.
Il taglio orizzontale della tela, la posizione del corpo, la sintesi dell’ambiente, la luce chiara, tutto concorre a definire la modernità dell’opera. Cleopatra è fermata nel momento in cui si lascia morire e il volto da solo basterebbe a rendere la sua verità, non più eroina antica, ma giovane donna.
Quando Guido Cagnacci dipinge questa Cleopatra, tra il 1660 e il 1662, si trova alla corte di Vienna dove è arrivato dopo avere abbandonato Venezia ed essere ritornato per un breve periodo in Romagna.
Ha lasciato dietro sé una copiosa produzione sacra, pur sempre vera però, insieme a sensuali e originali tele profane.
Sante ed eroine vengono accolte da Cagnacci con la medesima cura e attenzione, anche lo sguardo è lo stesso, per niente tradizionale, lontano dalla morale e attaccato alla vita.
La figura di Guido Cagnacci (Santarcangelo di Romagna, 1601 – Vienna, 1663) continua a rischiarare il Seicento e proprio come le sue donne non smette di affascinare chi ha la fortuna di incontrarlo.
Guido Cagnacci, Cleopatra, 1660-1662, © Pinacoteca di Brera, Milano
Dettagli
Firma sulla base del bracciolo della poltrona: “GUIDUS CAGNACCIUS”
Con occhi attenti è l'appuntamento con i capolavori dell’arte.
Si tratta di brevi storie visive. Al centro alcuni dipinti scelti per la loro unicità e contemporaneità. Il desiderio è sempre lo stesso - condividere la bellezza - a cui si unisce la necessità di tornare alle nostre radici storico-artistiche perché anche l’arte di oggi, l’illustrazione, possa essere compresa e sostenuta da occhi attenti.
Silvia Paccassoni per Dorature. Storie di illustrazione - 2023
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