C’è l’umanità buona nel mestiere artigianale, il meglio di quello che possiamo essere.
Ci sono il sapere e il sapere fare, il rispetto della materia e la capacità dell’attesa, il senso dell’altro e degli orizzonti infiniti; proprio come nella stampa a ruggine, nata umile nelle terre di Romagna centinaia di anni fa e presente ancora oggi grazie al lavoro delle botteghe antiche e nuove.
Aceto, farina, ruggine fanno la magia da almeno 300 anni. Dallo loro mescolanza nasce il tipico colore di Romagna. Il blocco di legno di pero inciso a mano, secondo la tecnica della xilografia, viene bagnato nel colore precedentemente steso sopra un supporto chiamato tampone. Attraverso la ripetizione di una serie di gesti la matrice assorbe la giusta materia ed è pronta per essere impressa sulla tela di canapa, lino o cotone; qui viene fatta aderire bene con il picchiettio più o meno intenso del mazzuolo, una sorta di peso che fa pressione sul blocco. Il colore è talmente forte che penetra nella trama rendendosi visibile anche nel rovescio. Accanto al tradizionale color ruggine, il verde e il blu sono i colori maggiormente utilizzati.
Il successivo bagno nell’acqua bollente e nella cenere fa parte del rituale per liberare il tessuto dalla farina. C’è qualcosa di sacro nelle formule e nei gesti che compongono il processo. La creazione non conosce compromesso, ma solo regole e variazioni. Il pensiero si muove rapido e arriva diretto alle mani pronte ad accogliere e a restituire.
Si hanno notizie della tecnica di stampa su tessuto fin dall’antico Egitto, da dove è partita probabilmente per l’Oriente, è arrivata quindi in Europa e nello Stato pontificio. Da qui ha preso la strada di Romagna e ha trovato diffusione come sostituta del più aristocratico e costoso ricamo, testimonianza forse dell’attitudine romagnola a risolvere con concretezza anche i desideri di lusso.
La mostra “Tradizione futura. La stampa romagnola tra arte e mestiere”, allestita negli spazi della Fondazione Fashion Research Italy di Bologna fino al 2 luglio 2023, propone un percorso di riscoperta dell’antica arte della stampa su tessuto, mettendo al centro della riflessione la tradizione e l’innovazione.
In mostra, oltre ai manufatti e agli strumenti di lavoro, è possibile incontrare le collaborazioni della stampa con la moda, dai copricostume del 1974 firmati La Perla (Stamperia Bertozzi) alla baguette Fendi in canapa grezza stampata a mano per l’occasione (Bottega Pascucci) fino alle t-shirt della designer Margherita Maccapanni Missoni (Antica Stamperia Carpegna). Il percorso comprende anche le creazioni contemporanee delle stamperie in mostra: gonne, abiti, scarpe, borse (nella foto sotto).
Inoltre, le otto botteghe coinvolte, tutte appartenenti all’Associazione Stampatori Tele Romagnole, sono state chiamate a realizzare i cosiddetti “foulard d’artista”.
Le immagini scelte dagli stampatori derivano dall’archivio tessile della Fondazione Fashion Research Italy, presieduta e fondata nel 2015 dall’imprenditore Alberto Masotti, già fondatore del gruppo La Perla.
E a proposito di disegni: esiste un’iconografia tradizionale fatta di fiori, galletti, tralci di vite e grappoli d’uva, spighe di grano, pigne, melograni e farfalle. Ogni bottega ha anche il proprio personale patrimonio di immagini custodite con cura e incise nei blocchi di legno di pero. Poi, a fare la differenza, ci sono i segreti di bottega, l’intensità dell'odore di aceto e l’aria della Romagna.
Gli stampatori in mostra - Associazione Stampatori Tele Romagnole
Stamperia Miserocchi
Stamperia C’era Una Volta
Stamperia Ruggine
Sede Mostra "Tradizione Futura. La stampa romagnola tra arte e mestiere"
F.FRI - Fondazione Fashion Research Italy
Via del Fonditore 12, Bologna
Informazioni: 051 220086; www.ffri.it
Immagini: ufficio stampa Fondazione Fashion Research Italy
Silvia Paccassoni per Dorature. Storie di illustrazione - 2023
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