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Poetica e simbolica, notturna e lunare, romantica: l'arte di Nicoletta Ceccoli

Nicoletta Ceccoli cresce tra l’incanto di un paese fiorito, Montegiardino, e gli spazi ideali di una città dell’Umanesimo, Urbino. Inizia il suo percorso artistico illustrando fiabe classiche e contemporanee, da cui lascia emergere visioni inaspettate. Suggerisce di cercare la pittura antica nell’illustrazione, intreccia surrealismo e romanticismo, costruisce architetture silenziose, riparo per le sue creature, compie la magia della bellezza.

Opere di trasformazione

Tre libri in particolare possono rappresentare la ricchissima produzione illustrata per ragazzi: “La foresta-radice-labirinto” di Italo Calvino (Mondadori, 2000), “Le avventure di Pinocchio” di Carlo Collodi (Mondadori, 2001), “La Bambina nel Castello dentro il Museo” di Kate Bernheimer (Schwartz & Wade, 2008; Arka, 2009). Opere di trasformazione a partire dalle prospettive immaginate.

Si vedono città dall’alto, castelli turriti, sottoboschi e foreste, colonnati e arcate. Il posto speciale sembra essere riservato però alle stanze, squadernate sulla doppia pagina, con scorci improbabili e stranianti, ma dalle radici profonde secoli. Quante volte Nicoletta avrà guardato la Madonna di Senigallia, presenza piena e dominante in un’architettura fatta di aperture interne ed esterne, di stanze e finestre. Quante volte la Flagellazione e gli intagli dello Studiolo di Federico, luogo di spaesamento.

La stessa Urbino con i suoi saliscendi insegna che i punti di vista sono infiniti e improvvisi.

Forse è proprio la città della formazione ad averle donato la misura dello spazio e il desiderio di metamorfosi.

Lo vediamo in Pinocchio: colline cariche di zecchini d’oro diventano morbide coperte sotto le quali il burattino bambino si addormenta, mentre dal suo naso prende forma un albero. La Foresta radice-labirinto è un tutt’uno con i personaggi: i rami si fanno segno continuo per dare vita a forme umane e vegetali, senza interruzione tra le une e le altre.


Alla Bambina dentro il Museo piace quando i piccoli visitatori schiacciano il loro naso sul vetro della sfera. Di sera, rimasta sola nel suo castello, sogna di avere amici con i quali giocare. Il libro è una scatola delle meraviglie piena di oggetti: spille a forma di stelle, dadi alati, bottoni sulle cime, girandole come insegne, altalene volanti e tantissime creature di latta dai colori smaltati. Anche il materiale ha subito una metamorfosi nel tempo: dalle linee flessuose e nodose del legno si è passati alle forme arrotondate della latta.


Quando Nicoletta illustra questo libro, edito per la prima volta nel 2008, ha già rivelato il nuovo percorso di ricerca, una vera e propria galleria di figure femminili, di storie di bambine sospese tra mistero e stupore. Le mostre americane e i libri pubblicati in Francia da Editions Soleil e in Italia da Logos Edizioni testimoniano la nuova strada intrapresa dall’artista sammarinese. “Beautiful Nightmares”, “Daydreams”, “Play with me” (Logos Edizioni) raccolgono il lavoro realizzato dal 2006 al 2018.

“Resta con me”: una bambina, una stanza, il teatro della vita e la finzione

“Resta con me” è la nuova pubblicazione per Logos Edizioni di Nicoletta Ceccoli, sulle cui immagini il fratello Francesco ha scritto il testo. Un lavoro intenso, di generosa e profonda relazione, capace di svelare l'invisibile.

Una bambina racconta in prima persona qualcosa di grande. Si interroga sulla sua identità, guarda la maschera indossata, tiene stretti sogni e incubi, si prende cura dei segreti nell’attesa che qualcosa si compia, la salvezza forse, rappresentata dall’arrivo di un personaggio che si mostra soldatino e cavaliere, principe e traghettatore, fuoco capace di sciogliere il ghiaccio. Ci sono momenti in cui la bambina si abbandona alla paura e altri in cui si lascia trasportare dall’ebrezza di libertà. Ma c’è un solo desiderio che ripete come una preghiera: “Resta con me”.

Non si conosce il nome della protagonista, si sa che è nella sua stanza, più simile a uno scorcio di palcoscenico che a uno spazio intimo. Lei al centro di tutto, sdoppiata e smontata, eterea e immobile, vestita d’azzurro e di pizzo nel ritratto di famiglia. Colori polverosi si appoggiano sulle superfici di ambienti disadorni o appena immaginati. Questo accade nelle prime sei illustrazioni, quando la bambina racconta di sé e della grande finzione. Ma quando può sognare si ritrova vestita di una garza leggera su un’altalena appesa a un candy cane in un parco di zucchero. Il riferimento alla cultura visiva americana è presente da tempo nelle opere di Nicoletta Ceccoli e si manifesta sia come citazione diretta degli oggetti e delle atmosfere sia come evocazione di un’arte pop-surrealista di matrice statunitense.

Se di giorno la bambina si prende cura dei sogni, di notte deve occuparsi degli incubi rappresentati da figure giganti, siano mostri o creature umane.

Al centro della storia, tra finzione e salvezza, si acquieta l’attesa. Poetica e simbolica, notturna e lunare, romantica: seduta in primo piano su una panchina di pietra la nostra protagonista sta lavorando a maglia con un filo proveniente dalla luna, mentre un piccolo gufo appoggiato sul davanzale la osserva. “L’attesa stessa è diventata un sogno”.

C’è un’idea di infinito, di orizzonte, di speranza.

Ecco il soldatino fare la sua comparsa, anche se non lo vediamo in volto. Si avvicina alla campana e preme le mani sul vetro sotto cui, preziosa e triste, è chiusa la piccola protagonista. Attorno, spettatori, i giochi abbandonati osservano la scena.

Ora è la volta della paura del cambiamento, delle domande ombrose, dei segreti da nascondere, delle convenzioni da mantenere. La bambina dà prova del suo potere nella casa di sempre. Si trasforma in regina, in dama, in domatrice e fatina e si mostra principessa del suo mondo. È una finzione però, lei può avere tutto, ma non la libertà.

Allora invoca l’altro, venuto da fuori, a portarla via, gli chiede aiuto: “Se riuscirai a sentirmi attraverso le mie bugie”. Gli chiede comprensione. Lui traghettatore su una piccola barca di legno si avvicina alla montagna di ghiaccio su cui si erge lei, sfinge alata e regale, dal passato fatto di naufraghi. Lo specchio dell’acqua ghiacciata ci suggerisce di guardare in profondità, oltre l’inganno, oltre il doppio.

La principessa sogna, riempie di colori e di zucchero la sua stanza, e chiede di giocare ancora un po’. “Resta con me”.


Testo di Silvia Paccassoni per Dorature. Storie di illustrazione

© riproduzione riservata

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